Border

Il sottotitolo italiano è “creature di confine”. Il confine è quello presidiato, tra gli altri, dalla poliziotta di frontiera Tina, che ha un fiuto incredibile per i viaggiatori sospetti.

Il film si inserisce in una lunga tradizione cinematografica del “diverso” (cito a casaccio Elephant ManLa bella e la bestiaLa forma dell’acqua…) con una venatura fantasy-gotica.

troll
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Questa volta il punto di vista è rigorosamente quello della protagonista, Tina, emarginata o considerata “speciale” fin da bambina, che solo da adulta capisce chi è. E contemporaneamente scopre che la sua personalità non si esaurisce nell’identità, ma che deve e può decidere come collocarsi, cosa pensare e come agire, anche andando oltre i richiami “di specie”.

Il film rompe le categorie binarie, come quella tra “buoni” e “cattivi”, ma anche quella tra “maschi” e “femmine” (capovolgendola).

Una storia a tratti fastidiosa e per certi versi già raccontata, che inserisce elementi nuovi e originali, che lasciano fiutare allo spettatore pensieri e sensazioni sulle quali meditare.

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